Achille e Karl avevano studiato alla perfezione il luogo dove avrebbero voluto condurre Yanker, perciò ora erano pronti per chiamarlo.
Karl si accorse che il suo informatico non era lì presente, quindi si voltò verso i suoi compagni e chiese: «Dov’è Gerard?»
«Non lo so, Karl. Non sono mica il suo babysitter. Prima ha detto che usciva, quindi sarà andato in centro a prendere qualcosa. Ha quasi trenta chili di troppo… È normale che sia lento.» rispose Achille sorridendo.
Alla battuta del compagno, il capo della squadra si lasciò scappare una piccola risata e poi ritornò serio.
«Non importa, ha lasciato quello che gli avevamo chiesto. Ora siamo pronti per chiamare Yanker.»
Mentre i soldati ridevano per la battuta di Achille, Orfeo iniziò a preoccuparsi: “Quell’informatico mi rema contro da quando sono arrivato. È meglio per lui che non stia tramando niente contro di me, altrimenti farò in modo che se ne penta amaramente.”
Karl iniziò a dare ordini ai suoi uomini.
«Achille ed Orfeo andranno a cercare una cabina telefonica in città, dalla quale chiameranno Yanker. Io ed Amanda, invece, andremo al luogo dell’incontro, per prepararci. Porteremo con noi il bambino.»
Orfeo rimase in silenzio.
“Meglio lasciare che sia Karl a dare indicazioni.”
Dopo aver sentito le parole del capo tutti eseguirono gli ordini.
Gerard, intanto, stava elaborando un piano per liberarsi del suo rivale.
“Non posso competere con quel ragazzo. È più giovane di me, ha un fisico più atletico ed ha ancora tutti i capelli. Amanda sembra essersi invaghita di lui ed io devo impedirle di commettere un errore!”
L’informatico raggiunse la sua meta, la casa di Yanker, e bussò al portone centrale. Subito venne accerchiato da cinque guardie armate, ma disse: «Non sparate! Portatemi dal signor Yanker e lo aiuterò a trovare suo figlio.»
Le guardie perquisirono Gerard, gli legarono le mani e lo portarono in casa. Pochi minuti dopo Yanker lo raggiunse correndo e gli slegò le mani.
«Perdona i miei uomini, sono molto tesi per via degli ultimi avvenimenti. Ti prego, se sai dove si trova mio figlio aiutami a trovarlo. Ti darò tutto quello che vuoi.»
L’informatico propose un patto al politico: «Rapire quel bambino è un crimine orrendo, che solo un uomo folle come Orfeo Negerev avrebbe potuto commettere. Ti dirò dove trovare il bambino, ma in cambio voglio due passaporti, uno per me ed uno per una mia amica, ed una proprietà in Francia.»
Yanker rispose subito: «Accetto!», allora Gerard continuò: «I rapitori sono quattro e sono armati. Hanno portato il bambino in una strada isolata ad ovest dell’isola, all’interno del bosco. Vi mostrerò il punto preciso sulla mappa. È tutto un piano di Orfeo, quindi non uccidete gli altri. Eliminate quel ragazzo e tutti si arrenderanno.»
Yanker strinse la mano al suo alleato e poi disse: «Domani un mio uomo ti consegnerà quello che hai chiesto, presentati all’aeroporto all’alba.», poi radunò tutti i suoi uomini per andare a riprendersi il bambino.
Gerard uscì dall’abitazione di quel politico ed iniziò a pensare: “Ho fatto la scelta giusta: è così che salverò Amanda. Karl ed Achille non si accorgeranno di nulla e quel ragazzino arrogante di Orfeo farà la fine che merita. Sono nella squadra di Karl da quattro anni, da quando mi salvò da quegli agenti corrotti a cui avevo svuotato il conto in banca, dal mio computer. Eppure, il mio capo non mi ha mai incoraggiato o ringraziato. Gli interessa solo di Achille, il suo soldato prediletto. Da oggi cambierò vita e salverò Amanda, così mi sarà riconoscente.”
L’informatico ormai era pronto ad andare fino in fondo.
Achille ed Orfeo raggiunsero una cabina telefonica, nel centro della città, e chiamarono Yanker.
«Abbiamo preso tuo figlio, ma non gli faremo del male… Se ti presenterai in un luogo scelto da noi a mezzanotte. Preleva un milione in contanti e portalo con te. Vieni da solo e non fare scherzi, altrimenti sarà tuo figlio a pagare per te. Se accetterai ti invieremo le coordinate del luogo stabilito mezz’ora prima dell’incontro.»
Yanker rispose prontamente: «Accetto! Porterò quello che avete chiesto.»
Orfeo sentì la risposta del politico ed iniziò a pensare: “Ha accettato senza esitare, senza nemmeno voler ascoltare la voce di suo figlio, come se aspettasse questa chiamata. Questa cosa non mi piace, spero che tutto vada bene, altrimenti il bambino sarà in serio pericolo!”. Anche Achille rimase molto sorpreso dalla breve durata di quella negoziazione: “Lo ha convinto in meno di due minuti. Questa situazione è molto strana.” Però, nonostante le loro perplessità, raggiunsero Karl ed Amanda, nel posto in cui avrebbero dovuto incontrare Yanker.
Mentre aspettavano in quella buia stazione di servizio abbandonata, situata all’interno di un bosco, Achille chiese ad Orfeo: «A cosa serve questa costruzione abbandonata? È un sentiero che non porta da nessuna parte, quindi perché hanno costruito questo bar e questo distributore di benzina?», ed il ragazzo rispose: «Prima qui c’era un covo di ribelli, che usava questa stazione di servizio come copertura. Il precedente governatore, Valerio, venne a conoscenza della loro esistenza ed inviò la mia squadra ad eliminarli tutti. Nessuno viene qui da almeno cinque anni. All’interno dell’isola ci sono molti posti simili, usati come copertura per qualcosa di illegale: compreso il magazzino dove vi ho fatto rifugiare.»
Però il racconto di Orfeo venne interrotto dal rumore di un’automobile.
Karl esclamò: «Manca ancora più di mezz’ora all’incontro e non abbiamo comunicato il luogo. Non so chi sia, ma prendete subito posizione.»
L’auto raggiunse quel luogo abbandonato e si fermò nel vecchio parcheggio. Si aprì lo sportello e scese Gerard.
I membri della squadra abbassarono le armi e l’informatico si giustificò: «Sono andato al magazzino e non vi ho trovati, quindi ho preso la macchina e sono venuto a cercarvi qui.»
L’informatico si avvicinò ad Amanda e disse: «Devo dirti una cosa. Potresti venire con me da quella parte?» e la ragazza annuì con la testa. Gerard condusse la soldatessa sul retro della struttura.
Orfeo teneva lo sguardo fisso su Gerard, per osservare il suo comportamento.
“Sembra nervoso. Guarda l’orologio ogni dieci secondi e poi si guarda intorno. Sta tramando qualcosa ne sono convinto!”, pensò il ragazzo.
Però Orfeo era concentrato sulla sua missione, quindi mantenne la posizione e non seguì Amanda e Gerard sul retro della struttura.
L’informatico disse alla ragazza: «Dobbiamo andarcene da qui! Ho intercettato una telefonata di Yanker e so che sta venendo qui con molti uomini.», ma lei sorrise e rispose: «Non c’è problema. Abbiamo affrontato situazione peggiori, senza Orfeo. Ora siamo più forti.»
«Non capisci, Amanda. Sanno che siamo qui e stanno venendo a riprendersi il bambino. Andiamocene subito, così potremo rifarci una vita insieme!»
Amanda ascoltò le parole del suo amico e rimase molto sorpresa, poi cambiò espressione facciale e chiese: «Come fanno a sapere dove siamo?», poi mise la mano sulla pistola e continuò: «Dove sei stato prima di venire qui, Gerard? Ti prego, non dirmi che ci hai traditi!», ma la conversazione venne interrotta dall’arrivo di una vettura. Allora la soldatessa corse dai suoi compagni, per avvertirli dell’imminente pericolo, mentre Gerard si inginocchiò, disperato, con le mani davanti agli occhi.
Orfeo, Karl ed Achille avevano visto arrivare il nemico, grazie alle luci della sua macchina.
Yanker parcheggiò la sua auto a dieci metri da quella dei rapitori e poi uscì, sotto la pioggia battente, con una valigetta.
Orfeo, che aveva indossato il passamontagna, chiese: «Hai portato quello che ti abbiamo chiesto?»
«Si! Vi lascio la valigetta a metà strada, però voi mandatemi mio figlio.» rispose il politico, che aveva saggiamente lasciato la macchina accesa.
Karl fece un cenno con la testa ad Achille, che aprì lo sportello per far scendere il bambino.
Prima che il soldato potesse far uscire il bambino, Amanda gridò: «Fermo, è una trappola!», ma subito i nemici iniziarono a sparare.
Accecati dai fari della macchina di Yanker, i rapitori non si erano accorti che una decina di soldati si erano nascosti tra gli alberi del bosco.
Karl si trovava al centro tra la sua macchina e quella del politico, quindi venne colpito per primo al petto e cadde.
Orfeo, che si trovava accanto al capo della squadra, si accorse che era ancora vivo e lo trascinò dietro il distributore di benzina.
Achille entrò in macchina e fuggì, per portare in salvo il bambino, come aveva segretamente concordato con Karl.
Amanda rimase da sola, accerchiata dai nemici e saltò dietro l’auto di Gerard, che si trovava accanto a lei. Sfortunatamente, la ragazza sbatté contro il pavimento e perse conoscenza.
Yanker capì che se i rapitori fossero morti, lui non avrebbe potuto più trovare il suo bambino e quindi urlò ai suoi uomini: «Cessate il fuoco! Vi avevo detto di non sparare e di coprirmi solo le spalle!»
I soldati di Yanker adesso si trovavano dietro la sua macchina ed obbedirono al suo ordine.
Il politico mise le mani in alto e si avvicinò verso Orfeo e Karl, che si trovavano alla sua destra.
«Uscite pure, nessuno vi sparerà! I miei uomini dovevano solo controllare che tutto andasse bene. Troviamo un accordo e ridatemi mio figlio. Nessuno deve morire, oggi!»
Allora Karl disse ad Orfeo: «Vai e chiedili la lista di quelli che hanno partecipato all’omicidio della tua ragazza, poi gli ridaremo il bambino. Questo è il momento adatto.», ma il ragazzo sapeva di non poterlo fare, per via del patto stipulato con Albert, perciò rispose: «Ho un’idea migliore.» e poi uscì dal suo nascondiglio con le mani in alto.
Orfeo si avvicinò a Yanker, ma all’improvviso l’afferrò per la gola e lo mise come scudo tra il suo corpo ed i soldati.
Tutte le guardie uscirono dall’ombra, con i fucili puntati su Orfeo.
Karl stava guardando la scena dal proprio nascondiglio, mentre Gerard non sapeva cosa fare, perché era paralizzato dalla paura.
Orfeo sussurrò a Yanker: «Dici ai tuoi uomini di lasciarci andare. Troveremo un posto tranquillo e tu mi dirai quello che voglio sapere, così tu e tuo figlio potrete tornarvene a casa. Altrimenti ti spezzerò il collo ed il mio compagno ucciderà tuo figlio.»
Yanker pensò: “Mi ucciderà sicuramente, però devo assolutamente salvare il mio bambino!”, allora urlò ai suoi soldati: «Abbassate le armi e lasciateci andare via!»
I soldati eseguirono gli ordini ed indietreggiarono, così Orfeo lasciò la presa ed entrò nell’auto di Yanker, insieme a lui. Il ragazzo aiutò Karl ad entrare in macchina e poi partì a tutta velocità verso il sentiero del bosco, facendo perdere le sue tracce.
Sfortunatamente, Karl ed Orfeo non si erano accorti che Amanda non era riuscita a fuggire con Achille.
Mentre sentiva i soldati nemici che discutevano, Gerard vide che a pochi metri da lui c’era Amanda svenuta.
«Amanda, alzati!» sussurrò, ma vide che la ragazza non rispondeva.
“No! Che cosa ho fatto?”.
L’informatico si rimise in piedi e corse verso la sua amica, facendo attenzione a non farsi vedere dai nemici.
Gerard vide che Amanda aveva una brutta ferita alla testa e le disse: «Non temere, ti porto via da qui!», poi aprì lo sportello posteriore lentamente, per non fare rumore, e stese la sua amica sui sedili. Ma lo sportello del guidatore si trovava dall’altro lato e per raggiungerlo sarebbe dovuto passare davanti ai soldati nemici.
“Posso farcela, sono distratti e non sanno che siamo qui.”, si disse Gerard per caricarsi, ma quando avrebbe dovuto alzarsi e correre, sentì le gambe che gli tremavano.
“Non ci riesco. Sono troppo pesante, mi sentiranno sicuramente. Non posso neanche passare dal lato del passeggero, per via della mia stazza.”, però l’informatico trovò il modo per farsi coraggio.
“Amanda ha bisogno del mio aiuto.”
Gerard uscì lentamente dal suo nascondiglio, coperto dall’oscurità del posto e raggiunse lo sportello del guidatore. Riuscì ad entrare, ma quando accese la macchina, i soldati sentirono il rumore del motore ed iniziarono a sparargli contro. L’informatico riuscì a fuggire da quel vecchio distributore abbandonato, portando in salvo Amanda.
Orfeo, intanto, stava conducendo Karl e Yanker in una proprietà che si trovava dall’altro lato della città, dove avrebbe potuto interrogare il politico senza interferenze.
“Tutto è andato secondo i piani. Finalmente mi farò dire i nomi degli assassini di Angela!”
Karl capì che la strada intrapresa non era quella verso il magazzino e pensò: “Dove ci sta portando? Che cosa ha in mente?”, poi chiese al suo alleato: «Hai un posto sicuro dove andare?», e lui rispose: «Ho un rifugio sicuro dove potrò parlare con il nostro amico senza interferenze. Vedrai che ci dirà tutto!»